Storie di Donne

La casa di Gatsby rende omaggio, esponendo le rispettive foto sopra i comodini nella camera da letto, a tre donne nate nel territorio che oggi appartiene al Friuli Venezia Giulia e vissute a cavallo del periodo storico che si è voluto celebrare.
La quarta foto esposta è quella di Zelda, moglie di Scott.

Luisa Bacichi

Luisa Bacichi nacque l’11 marzo 1855 a Trieste, allora parte dell’Impero austriaco. Fu battezzata come Aloysia Stéphana, ma fin da giovanissima preferì farsi chiamare Luisa. I suoi genitori, Lorenzo Bacichi e Aloysia Bonazza, provenivano dall’isola di Brač, Milna (ora Croazia). In realtà, si chiamavano Laurentius Bassich e Alojzija Bonacich, ma come spesso accadeva all’epoca nella regione dei Balcani, i loro nomi vennero italianizzati. Luisa era la maggiore di tre sorelle (seguite da Teresa e Maria). Aveva anche un fratello, Lorenzo, il primogenito. Suo padre era un soldato. Apparteneva alla terza compagnia del secondo battaglione della Guardia Nazionale. Luisa è cresciuta in un ambiente di artisti, in quella che potrebbe essere definita una famiglia borghese. Uno dei suoi zii, di nome Vincenzo, era un imprenditore teatrale, musicista e scrittore. L’ha aiutata a muovere i primi passi nel balletto e nel canto. All’età di dodici anni, ha ballato nel teatro più importante della sua città e per una delle più prestigiose compagnie di ballo della regione. Aveva insomma anche una bellissima voce ed è stata forse quest’ultima la sua segreta arma di seduzione, oltre alla incomparabile bellezza.

Dopo la morte dei genitori, assieme alla sorella minore Maria, anch’essa cantante, si recò a Parigi dove ottenne lusinghieri successi. Fu lì che ebbe modo di conoscere un aristocratico argentino che si trovava in Francia quale delegato a rappresentare l’Argentina all’Esposizione universale di Parigi che si sarebbe svolta nel 1889: Eugenio Cambaceres, poliedrico uomo del suo tempo: scrittore, avvocato, politico, amante di belle donne. Aveva dodici anni più di lei, se ne innamorò e, nel 1887, per motivi più che altro convenzionali connessi a future eredità, decisero di sposarsi. La salute di Eugenio era, infatti, cagionevole e due anni dopo il matrimonio, nel 1889, la lasciò vedova. Da questa unione, nel 1883, a Parigi, nacque Rufina, la cui mancanza del padre venne tuttavia colmata da un altro uomo che la madre Luisa ebbe modo di incontrare nella fase più critica della sua vita dal punto di vista economico, negli anni immediatamente successivi alla morte del marito.

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Nora Gregor

Eleonora Hermina Gregor, come diligentemente riporta l’onnisciente Wikipedia, nacque a Gorizia il 3 febbraio 1901 e morì a Viña del Mar (cittadina poco distante da Valparaiso, Cile nda) il 20 gennaio 1949, è stata un’attrice austriaca.” La complessità della sua storia e per certi versi il motivo del fatto che ai più sia rimasta del tutto sconosciuta deriva dal paradosso che ne fa il pur dettagliato database di Mymovies, laddove riporta che “Nora Gregor nasce a Gorizia (Italia) sotto il segno dell’ Acquario.” Ma Gorizia, all’epoca della sua nascita apparteneva all’Impero austro ungarico e, pertanto, tale indicazione è del tutto inesatta. Questa puntualizzazione è fondamentale per evidenziare non soltanto le incredibili vicende storiche che caratterizzano l’unicità di Gorizia, teatro – suo malgrado – di due guerre mondiali ma anche come personaggi del calibro di Nora Gregor, cittadina austriaca, siano rimasti relegati ai margini della storia che, per lungo tempo, è stata a senso unico; nel senso che l’obiettivo di creare una identità nazionale italiana forte mal si sarebbe coniugata con la valorizzazione di un personaggio politicamente scomodo.

Nora Gregor, infatti, non è stata soltanto un’affermata attrice teatrale e cinematografica, protagonista tra l’altro di uno dei film considerato capolavoro del cinema (Le regole del gioco di Jean Renoir) ma anche moglie del principe austriaco Ernst Rüdiger Starhemberg la cui storia è alquanto discussa. Da convinto nazista, infatti, successivamente si era fortemente opposto all’annessione dell’Austria da parte della Germania, fino al punto d’arruolarsi con l’aviazione francese. Espropriato di tutti i suoi beni fu costretto dall’evidenza dei fatti ad emigrare prima in Svizzera, poi in Francia ed infine in Argentina.

Tina Modotti

La vita di Tina Modotti, (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) è stata un susseguirsi di passioni pubbliche e private, di viaggi e separazioni laceranti. Emigra negli Stati Uniti a soli 17 anni per raggiungere, assieme alla famiglia, il padre che aveva trovato un lavoro a San Francisco. Ed è lì che la giovane Tina si avvicina alla recitazione, figurando in rappresentazioni amatoriali – rivolti essenzialmente al pubblico d’immigrati italiani del luogo – di D’Annunzio, Goldoni e Pirandello. “Sul palco – racconta Pino Cacucci nel suo ritratto di Tina, – sembra trasformarsi, e il contrasto è ancor più accentuato dal suo carattere schivo e taciturno, avvolto da quell’impalpabile velo di malinconia che non la abbandona mai”. Il suo fascino esotico la porta, poi a Hollywood. Ma per lei, donna d’azione e non di posa, il cinema fu, difatto, un’esperienza deludente, che decide di abbandonare dopo solo tre film per la natura essenzialmente commerciale di quanto il cinema rappresentava. Nel 1923 si trasferisce a Città del Messico, che in quegli anni viveva un vero e proprio Rinascimento. E’ lì, che entra in contatto con i giganti della pittura muraria David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Clemente Orozco, i quali appartengono al sindacato degli artisti e sono i fondatori del giornale El Machete, portavoce della nuova cultura. Ed è lì che entra in amicizia con la pittrice Frida Kahlo. Un documentario dei primi anni 80 di Laura Mulvey e Peter Wollen (disponibile online) racconta la vita e le opere delle due amiche, icone di quello che è stato soprannominato il “Rinascimento Messicano”.

Tina che aveva imparato i primi rudimenti della fotografia già adolescente a Udine nello studio fotografico dello zio, si perfeziona sotto la guida del compagno di vita Edward Weston ma, via via, trasforma il suo modo di fotografare, ed in pochi anni percorre un’esperienza artistica folgorante: dopo le prime attenzioni per la natura (rose, calli, canne di bambù, cactus, …) sposta l’obiettivo verso forme più dinamiche. Utilizza il mezzo fotografico come strumento di indagine e denuncia sociale, e le sue opere, comunque realizzate con equilibrio estetico, assumono di frequente valenza ideologica: esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto.

Tina Modotti, fotografa, attivista e attrice italiana, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia contemporanea. E, TINA MODOTTI, Donne, Messico e libertà è il titolo della mostra a lei dedicata allestita a Milano dal MUDAC che rimarrà aperta fino al prossimo 7 novembre 2021. I suoi celebri scatti, che compongono le collezioni dei più importanti musei del mondo, sono il simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte fotografica è indissolubilmente legata al suo impegno sociale.

La casa di Gatsby rende omaggio, esponendo le rispettive foto sopra i comodini nella camera da letto, a tre donne nate nel territorio che oggi appartiene al Friuli Venezia Giulia e vissute a cavallo del periodo storico che si è voluto celebrare.
La quarta foto esposta è quella di Zelda, moglie di Scott.

Nora Gregor

Eleonora Hermina Gregor, come diligentemente riporta l’onnisciente Wikipedia, nacque a Gorizia il 3 febbraio 1901 e morì a Viña del Mar (cittadina poco distante da Valparaiso, Cile nda) il 20 gennaio 1949, è stata un’attrice austriaca.” La complessità della sua storia e per certi versi il motivo del fatto che ai più sia rimasta del tutto sconosciuta deriva dal paradosso che ne fa il pur dettagliato database di Mymovies, laddove riporta che “Nora Gregor nasce a Gorizia (Italia) sotto il segno dell’ Acquario.” Ma Gorizia, all’epoca della sua nascita apparteneva all’Impero austro ungarico e, pertanto, tale indicazione è del tutto inesatta. Questa puntualizzazione è fondamentale per evidenziare non soltanto le incredibili vicende storiche che caratterizzano l’unicità di Gorizia, teatro – suo malgrado – di due guerre mondiali ma anche come personaggi del calibro di Nora Gregor, cittadina austriaca, siano rimasti relegati ai margini della storia che, per lungo tempo, è stata a senso unico; nel senso che l’obiettivo di creare una identità nazionale italiana forte mal si sarebbe coniugata con la valorizzazione di un personaggio politicamente scomodo.

Nora Gregor, infatti, non è stata soltanto un’affermata attrice teatrale e cinematografica, protagonista tra l’altro di uno dei film considerato capolavoro del cinema (Le regole del gioco di Jean Renoir) ma anche moglie del principe austriaco Ernst Rüdiger Starhemberg la cui storia è alquanto discussa. Da convinto nazista, infatti, successivamente si era fortemente opposto all’annessione dell’Austria da parte della Germania, fino al punto d’arruolarsi con l’aviazione francese. Espropriato di tutti i suoi beni fu costretto dall’evidenza dei fatti ad emigrare prima in Svizzera, poi in Francia ed infine in Argentina.

Luisa Bacichi

Luisa Bacichi nacque l’11 marzo 1855 a Trieste, allora parte dell’Impero austriaco. Fu battezzata come Aloysia Stéphana, ma fin da giovanissima preferì farsi chiamare Luisa. I suoi genitori, Lorenzo Bacichi e Aloysia Bonazza, provenivano dall’isola di Brač, Milna (ora Croazia). In realtà, si chiamavano Laurentius Bassich e Alojzija Bonacich, ma come spesso accadeva all’epoca nella regione dei Balcani, i loro nomi vennero italianizzati. Luisa era la maggiore di tre sorelle (seguite da Teresa e Maria). Aveva anche un fratello, Lorenzo, il primogenito. Suo padre era un soldato. Apparteneva alla terza compagnia del secondo battaglione della Guardia Nazionale. Luisa è cresciuta in un ambiente di artisti, in quella che potrebbe essere definita una famiglia borghese. Uno dei suoi zii, di nome Vincenzo, era un imprenditore teatrale, musicista e scrittore. L’ha aiutata a muovere i primi passi nel balletto e nel canto. All’età di dodici anni, ha ballato nel teatro più importante della sua città e per una delle più prestigiose compagnie di ballo della regione. Aveva insomma anche una bellissima voce ed è stata forse quest’ultima la sua segreta arma di seduzione, oltre alla incomparabile bellezza.

Dopo la morte dei genitori, assieme alla sorella minore Maria, anch’essa cantante, si recò a Parigi dove ottenne lusinghieri successi. Fu lì che ebbe modo di conoscere un aristocratico argentino che si trovava in Francia quale delegato a rappresentare l’Argentina all’Esposizione universale di Parigi che si sarebbe svolta nel 1889: Eugenio Cambaceres, poliedrico uomo del suo tempo: scrittore, avvocato, politico, amante di belle donne. Aveva dodici anni più di lei, se ne innamorò e, nel 1887, per motivi più che altro convenzionali connessi a future eredità, decisero di sposarsi. La salute di Eugenio era, infatti, cagionevole e due anni dopo il matrimonio, nel 1889, la lasciò vedova. Da questa unione, nel 1883, a Parigi, nacque Rufina, la cui mancanza del padre venne tuttavia colmata da un altro uomo che la madre Luisa ebbe modo di incontrare nella fase più critica della sua vita dal punto di vista economico, negli anni immediatamente successivi alla morte del marito.

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Tina Modotti

La vita di Tina Modotti, (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) è stata un susseguirsi di passioni pubbliche e private, di viaggi e separazioni laceranti. Emigra negli Stati Uniti a soli 17 anni per raggiungere, assieme alla famiglia, il padre che aveva trovato un lavoro a San Francisco. Ed è lì che la giovane Tina si avvicina alla recitazione, figurando in rappresentazioni amatoriali – rivolti essenzialmente al pubblico d’immigrati italiani del luogo – di D’Annunzio, Goldoni e Pirandello. “Sul palco – racconta Pino Cacucci nel suo ritratto di Tina, – sembra trasformarsi, e il contrasto è ancor più accentuato dal suo carattere schivo e taciturno, avvolto da quell’impalpabile velo di malinconia che non la abbandona mai”. Il suo fascino esotico la porta, poi a Hollywood. Ma per lei, donna d’azione e non di posa, il cinema fu, difatto, un’esperienza deludente, che decide di abbandonare dopo solo tre film per la natura essenzialmente commerciale di quanto il cinema rappresentava. Nel 1923 si trasferisce a Città del Messico, che in quegli anni viveva un vero e proprio Rinascimento. E’ lì, che entra in contatto con i giganti della pittura muraria David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Clemente Orozco, i quali appartengono al sindacato degli artisti e sono i fondatori del giornale El Machete, portavoce della nuova cultura. Ed è lì che entra in amicizia con la pittrice Frida Kahlo. Un documentario dei primi anni 80 di Laura Mulvey e Peter Wollen (disponibile online) racconta la vita e le opere delle due amiche, icone di quello che è stato soprannominato il “Rinascimento Messicano”.

Tina che aveva imparato i primi rudimenti della fotografia già adolescente a Udine nello studio fotografico dello zio, si perfeziona sotto la guida del compagno di vita Edward Weston ma, via via, trasforma il suo modo di fotografare, ed in pochi anni percorre un’esperienza artistica folgorante: dopo le prime attenzioni per la natura (rose, calli, canne di bambù, cactus, …) sposta l’obiettivo verso forme più dinamiche. Utilizza il mezzo fotografico come strumento di indagine e denuncia sociale, e le sue opere, comunque realizzate con equilibrio estetico, assumono di frequente valenza ideologica: esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto.

Tina Modotti, fotografa, attivista e attrice italiana, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia contemporanea. E, TINA MODOTTI, Donne, Messico e libertà è il titolo della mostra a lei dedicata allestita a Milano dal MUDAC che rimarrà aperta fino al prossimo 7 novembre 2021. I suoi celebri scatti, che compongono le collezioni dei più importanti musei del mondo, sono il simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte fotografica è indissolubilmente legata al suo impegno sociale.

Contatti

info@apropositodigatsby.it

+39 393 9750067 / 339 2178490

La casa di Gatsby è un progetto di Goriziamo
di Lia Silvia Gregoretti

p. iva: 01245020316 - cin IT031007C2RQAMLMRP

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